Appunti di un viaggio a New York
Siamo tornati a fine gennaio dall’ NRF di New York quest’anno meno infreddoliti di come avevamo ipotizzato e con la solita sensazione di avere visto miliardi di cose che poi sarebbero evaporate in poco tempo.
E d’altronde gestire per 4 giorni un evento per più di 30.000 persone con un continuo di sessioni parallele non può non fare correre questo rischio.
E allora volutamente in redazione abbiamo deciso di aspettare un po’ prima di raccontare queste sensazioni per evitare una cronaca che cercasse di inondare di dettagli preferendo focalizzarci su quanto ci è rimasto più impresso dopo due mesi che ci auguriamo possa rappresentare anche per voi del food for though.
Appunti di un viaggio a New York
Dalla convention portiamo a casa una parola, un mantra: agile. Un mantra che è processo, non contenuto. In un contesto che è in continua evoluzione l’input che ci viene dato è quello di provare, testare, affinare e portare a successo in maniera rapida. Non è più tempo per grandi pianificazioni di grandi progettualità, piloti in sordina e trionfali deployment. È il momento di testare, vedere i risultati, capire cosa c’è di buono e scartare il resto. Evitare l’accanimento affettivo per alcune nostre idee può essere la chiave per lanciarci più velocemente su strade che portino risultati concreti.
Dalla convention portiamo a casa un concetto che ora ha trovato la sua consacrazione sul palco dell’NRF, ovvero che l’omnicanalità sta spostando un po’ il suo equilibrio verso il brick & mortar.
Un’affermazione annunciata da più decision maker aziendali su più palchi, che testimonia un trend di comportamento in atto e pone l’attenzione sull’equilibro economico del pure player e-com, se non presidia settori molto specifici.
Dalla convention portiamo a casa l’orgoglio italiano della conferenza sul supermercato del futuro Coop, il cui accesso è stato chiuso venti minuti prima dell’inizio per over capacity.
Dalla convention portiamo a casa la testimonianza di un business che interpreta i tempi.
Dalla Danimarca Vigga ci dà un esempio eccellente di shared economy sostenibile permettendo ai neo genitori, tramite subscription, di ricevere per i primi anni di vita del loro bimbo, un kit di abiti in cotone biologico – nel rispetto dell’equilibro delle risorse naturali – per restituirlo nel momento in cui si riceve quello successivo. No a tanti abiti buttati senza essere stati indossati una sola volta, e sì alla preservazione delle risorse naturali. Certo, si perde il gusto della scelta dell’abbigliamento del piccolo.
In Danimarca è un successo… Time will tell.
Appena fuori dalla convention, lo stesso concetto lo troviamo a Soho sulla Broadway da Birchbox.Subscription per ricevere mensilmente una gift box con prodotti per capelli, skin care, fragranze, lozioni.
Al concetto di subscrition si affianca il concetto di sorpresa e i numeri stanno dicendo che funziona.
Goodbye New York, always a pleasure for our mind.