Classic Reloaded: il legame tra il “C’era una volta” e il domani.
Il nostro paese è conosciuto in tutto il mondo per essere ricco di tradizioni secolari. La nostra cultura è legata a queste tradizioni, e le nostre abitudini di consumo lo sono altrettanto. Nel nostro paese si tende a premiare il prodotto artigianale, il fatto a mano, il fatto su misura, il tradizionale, molto più che in altri paesi occidentali. Questi concetti sono stati esportati nel mondo sotto il cappello di Made in Italy, concetto che è diventato spesso sinonimo di qualità assoluta.
Il commercio nostrano ha conosciuto lo sviluppo di realtà di successo di dimensioni medio-piccole che sono diventate sinonimo di un momento di consumo specifico per la realtà geografica immediatamente prossima alla loro posizione. Queste realtà, spesso a conduzione familiare, hanno alcuni punti in comune con i grandi marchi del Made in Italy: passione, qualità, tradizione, know-how. Tuttavia le mutate condizioni competitive nel mercato globale hanno sottoposto queste realtà a gravi rischi esponendole a pressioni mai conosciute precedentemente.
Classic Reloaded significa saper utilizzare il proprio patrimonio culturale per crescere nel contesto odierno di globalizzazione, social media e web 2.0. Significa essere consapevoli della propria tradizione e riuscire a comunicarlo e/o a rilanciarlo nella mutata situazione dei mercati di oggi. Significa riprendere a crescere riconoscendo i propri punti di forza e rapportandoli ad un contesto esterno in continua evoluzione.
In una recente intervista, rilasciata a Mario Calabresi, l’AD del Gruppo Luxottica Andrea Guerra ha toccato indirettamente l’argomento ricordando che i distretti «per molti anni erano basati sul risparmio, era un modo per ridurre i costi, oggi funzionano solo se la chiave è il valore aggiunto, se sono in grado di coagulare qualità e innovazione, se sono distretti di sapere. Oggi il problema è il difficile passaggio generazionale e il nostro patrimonio sono i maestri del lavoro». E quando l’intervistatore gli fa notare che in Italia si rischia di rimanere indietro su questo argomento aggiunge: «tenere insieme tecnologia e artigianato, dare valore al lavoro delle mani, questa è la ricchezza italiana. Nessuno nel mondo ha questa capacità, i grandi francesi (della moda ndr) vengono tutti a produrre in Italia, ma questo patrimonio va protetto e sviluppato. Dovremmo aiutare queste imprese familiari a capire qual è il loro ruolo, a organizzare il futuro, il passaggio generazionale, ad avere un bilancio chiaro e leggibile e a stare sui mercati che cambiano».