Lo spazio Verger si racconta
Un locale, un negozio, può entrare a fare parte della storia di una famiglia ed evolversi con essa. Infatti a 60 anni di distanza lo spazio Verger ha in comune con la galleria d’arte che ospitava negli anni 50 solo alcune cose: la famiglia che lo possiede e la posizione.
Ma non solo lo spazio è, oggi, espressione dei valori e delle passioni dei fratelli Verger: Food & Fashion. A metà tra la boutique di maglieria rigorosamente in cashmere e il bistrot, in bilico tra lo spazio aperto alle sperimentazioni estetiche di artisti e designer ed il luogo d’incontro della Milano trendy. Lo spazio Verger vive in continua evoluzione le sue giornate, dalla mattina a tarda sera.
Una finestra aperta sulla città, uno spazio disponibile per i giovani che cercano di esprimere innovazione nel mondo della moda, del design e della cucina, così si presenta oggi lo spazio Verger, di via Varese a Milano. Cosa ha trasformato una storica galleria d’arte della Milano degli anni 50 in uno dei luoghi interessanti della città?
Lo abbiamo chiesto a Cristiano ed Enrico Verger, gestori dell’omonimo locale, che abbiamo incontrato Venerdì scorso per una chiaccherata informale.
Quale aspetto del vostro business di famiglia vi sta più a cuore?
“La nostra esperienza professionale è cominciata nell’azienda di nostra madre (la Cristiano Fissore Cashmere ndr) in cui abbiamo vissuto l’esperienza dell’azienda di alta maglieria a 360°, dal processo creativo a mantenere in ordine e pulito un magazzino. Da questa esperienza abbiamo appreso il valore del particolare e del bello, ma non solo, abbiamo anche imparato a rispettare ogni lavoro, per quanto possa sembrare umile.”
C’è un filo conduttore che unisce la tradizione della Cristiano Fissore Cashmere allo spazio Verger di oggi?
“Abbiamo iniziato la nostra avventura in proprio nel 1998 come Creal, azienda specializzata nella creazione di capispalla in cashmere, le nostre collezioni si distinguono per un continuo studio e una continua ricerca di colori nuovi, di linee innovative e di particolari unici che abbiamo ereditato da nostra madre. Ma non solo, per dare vita a Verger, il giro di boa della nostra vita professionale, abbiamo dovuto trasferire questo nostro modo di pensare nell’ambito del Food. Siamo stati innovatori nel mondo della ristorazione, poiché a questo mondo abbiamo applicato logiche tipiche del mondo della moda da cui arrivavamo. Abbiamo deciso di proporre una cucina casereccia, quella di quando eravamo piccoli, come se i nostri clienti fossero ospiti a casa nostra, ma non abbiamo rinunciato ad una presentazione moderna ed accattivante del piatto.”
In cosa, invece, lo spazio Verger è innovativo?
“Il nostro fine nel pensare lo spazio Verger era quello di accogliere le persone nel nostro mondo, a casa nostra, e così anche la musica che diffondiamo è scelta direttamente da Enrico. Ma vogliamo anche stupire i nostri clienti con prezzi contenuti (13-15€ a pranzo) e attraverso la dinamicità dello spazio. Infatti proprio come una collezione di moda, Verger non deve mai essere uguale a sé stesso, deve essere sempre in evoluzione, grazie agli interventi di designer, musicisti dal vivo o artisti che ospitiamo e che contribuiscono a questa continua mutazione.”
È stato semplice per voi trovarvi catapultati nella gestione di uno spazio come quello che è Verger di oggi?
“Ci siamo dovuti reinventare per essere competitivi nel mondo della ristorazione e nella vendita al dettaglio delle nostre creazioni, che si trovano esposte solo qui. Abbiamo imparato ad essere cuochi, barman, camerieri e commessi, e ci siamo divertiti molto nel farlo.”