Millennials, come li vediamo?
Nuova generazione e nuovi ecosistemi lavorativi.
In USA i Millenials hanno superato la generazione X, in Europa il tasso di disoccupazione giovanile continua a crescere, segnando un ampio divario e facendoci riflettere sui mutamenti in corso nel mondo del lavoro.
Mentre in America 1 lavoratore su 3 ha un’età compresa fra i 18 e i 34 anni, in Europa questa fascia d’età è la più penalizzata nel mondo del lavoro, e finisce col guardare al futuro in termini negativi.
Eccesso di pessimismo, o crudo realismo? C’è da considerare che le imprese tendono a valutare erroneamente e non comprendere i Millenials, associandoli generalmente a profili pigri, con poco spirito di sacrificio e senza qualifiche.
Guardando specificamente all’Italia, va detto che i Millenials si sono dovuti confrontare con una importante e prolungata crisi economica che ha finito con il modificare gli accordi lavorativi, costringendo questi lavoratori giovani, spesso molto specializzati e con formazione universitaria, a guardare nostalgicamente al passato come un periodo di benessere, serenità e semplicità di inserimento cui oggi difficilmente potranno avvicinarsi.
Come ci si confronta con questa situazione, partendo dal presupposto che negli States i Millenials si sono conquistati una notevole fetta del mercato lavorativo?
Recenti ricerche mettono in evidenza come la figura dei Millenials sia sottovalutata dalle aziende, anche se questa fascia di lavoratori al contrario cela in sé una serie di potenzialità, ed è portatrice di valori positivi a favore dei brand. Elementi che ben osservati rivelano una generazione socialmente consapevole, veloce, efficiente e a contatto con il web e tutto ciò che offre in termini di informazione attuale.
La generazione dei Millennials è stata la prima a costruire la sua storia personale in concomitanza con la diffusione di internet. La loro dimensione individuale si configura come un esserci e prende forma a partire dalla percezione di una propria collocazione in una rete sociale interconnessa.
I Millenials, sempre online, sempre connessi, plasmano il loro vissuto intorno alla condivisione di contenuti sulle proprie reti sociali. Essi valorizzano e coltivano molto le relazioni tramite social network, coi quali interagiscono assumendo nuovi comportamenti di consumo: sono sempre informati sui brand grazie all’accesso diretto di informazioni e recensioni sui canali social. Il 70 % della giornata hanno internet acceso e sono i più presenti su Facebook (81%) con una media di amici più alta.
Quello che si deve tenere ben presente è il peso che questa audience ha nello scenario economico mondiale nella veste di attori del lavoro e rappresentanti di un mutamento profondo della società.
Il focus di questa generazione non è più il possesso di un bene materiale ma l’accesso, la fruizione di servizi sulla scia della sharing economy e del consumo collaborativo in connessione alle evoluzioni tecnologiche. Grazie ad internet possono documentarsi, conoscere, guardare film, ascoltare musica e viaggiare utilizzando app e piattaforme che offrono servizi in condivisione semplici da usare ed economici, pensiamo a Airbnb, Uber, BlaBla Car.
Emerge il ritratto di una generazione che crede nelle direttive morali, desidera autenticità e ha una scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni politiche e religiose. Una generazione che si definisce complicata ma che ha saputo trasformare la propria incertezza in un valore aggiunto, investendo su di sé e reinventandosi continuamente.
Chiudiamo riportandovi una bella iniziativa del Corriere della Sera, Mi-Quadra: un blog che dà voce ai giovani, in una regione, la Lombardia, che vanta il maggior numero di start up innovative. Una piattaforma che mette in dialogo la generazione Y con i candidati alle prossime elezioni milanesi, per ascoltarsi e iniziare a progettare il prossimo futuro, intercettando bisogni ed idee.