Recruitment & Social Media in Italia
L’Italia è unica rispetto ad altri paesi europei quando si tratta di campagne di reclutamento tramite social media.
L’Italia è stata uno dei paesi più colpiti dalla recessione, insieme a Grecia, Portogallo e Spagna. La disoccupazione nonostante sia in diminuzione, è ancora alta intorno all’11,3%. Per questo, dopo anni di cattive notizie economiche, molti disoccupati hanno rinunciato a cercare lavoro: Bloomberg stima che il 15% della forza lavoro italiana – 4,5 milioni di persone – sono disposti a lavorare ma non cercano attivamente un’occupazione.
La sfida per le imprese è quindi duplice: creare nuovi posti di lavoro e incoraggiare i potenziali candidati a cercare lavoro. Parte della soluzione è radicata nella complicata realtà economica dato che le aziende difficilmente possono creare nuovi posti di lavoro senza reddito. L’altro aspetto da prendere in considerazione riguarda la percezione di questa situazione: le campagne di employer branding possono assumere un ruolo utile vendendo il valore di chi è in cerca di lavoro e i benefici che derivano dall’occupazione.
L’Italia ha adottato i #SocialMedia come strumento di recruitment ad un ritmo più lento rispetto alle altre economie europee. Nonostante questa pratica si stia gradualmente diffondendo, un sondaggio su oltre 500 reclutatori ha evidenziato che il 51% non ha controllato i profili di social media del candidato. Tra coloro che lo hanno fatto, cioè il 49%, la maggior parte, è andato prima su Facebook (55%), poi su LinkedIn (24%) e infine su Twitter (4%).
Ci sono alcuni motivi per spiegare l’adozione più lenta dei social media come strumento utile per il recruitment.
In primo luogo, l’Italia non era in prima linea nell’adozione dei social media rispetto al resto dell’Europa. Questa diffusione si verificò inizialmente in America con l’utilizzo di Facebook, Twitter e il web 2.0 in lingua inglese, seguirono poi i paesi francofoni e di lingua tedesca.
In secondo luogo, anche la banda larga e la banda larga mobile sono state implementate più lentamente in Italia rispetto ai paesi vicini. In confronto, gli smartphone, i dispositivi che garantiscono una società continuamente connessa e online sui social, non sono così comuni in Italia.
Meno smartphone: un pubblico più impegnato?
I dati attuali indicano che l’uso di smartphone raggiungerà il 41,8% nel 2016, ben al di sotto dei “livelli di penetrazione di smartphone visto in altri mercati leader in Europa occidentale”, secondo eMarketer. L’uso di Internet è intorno al 58%, inferiore alla media europea ce si aggira intorno al 78%.
Come risultato ad uno scarso utilizzo del web e degli smartphone, la frequentazione dei social media non è così popolare come ci si potrebbe aspettare, con solo circa 23 milioni di utenti su Facebook (poco più di un terzo della popolazione) e 8 milioni su LinkedIn. Twitter e altri social network sono diffusi ma non come si potrebbe immaginare.
Social Media Recruitment
Quando ci si affida ai social come strumento di reclutamento, la maggior parte reclutatori e disoccupati prediligono LinkedIn.
E’ importante notare che i tassi di click-through per inserzioni e annunci di lavoro su dispositivi mobili sono molto alti in Italia, e ciò ci dimostra che i proprietari di smartphone sono più coinvolti con i contenuti. Forse l’Italia non soffre ancora della saturazione di contenuti web di coloro che pubblicano di annunci di lavoro e campagne di reclutamento.
L’Italia è quindi un mercato europeo prezioso. Le aziende che cercano di reclutare personale qui, o espandere le operazioni, dovrebbero prendere in considerazione questi fattori unici prima di lanciare le proprie campagne.